Ho conosciuto Laura in un ristorante un po’ chiassoso, luogo di passaggio di tante storie e personalità disparate in movimento. In tale disordine rumoroso, incontrai per la prima volta il suo volto che, da subito, mi colpì per la sua espressione, incurante di tutto ciò che albergava quel luogo. Lei pareva silenziare ogni cosa, ogni distrazione o interferenza, mentre i tratti alteri del suo viso si muovevano in modo del tutto dissintono con quell’ambiente, rendendolo vano e insignificante.

Le spigolosità del suo volto parevano frecce puntate su chiunque si intraponesse nel suo intento e nella sua storia.Fu osservando tale contrasto che sentii l’anima di Laura. Perché quel viso, racconta la storia di una persona che da tempo insegue il suo sogno e il suo significato, incurante di ogni rumore o distrazione. Perché solo attraverso il suo “fine”, Laura potrà “essere” e “vivere”.

In quel luogo mi accorsi quanto la sua persona si con-fonda con il suo essere medico.

L’ho vista, immaginandola, agire in sala operatoria, perdendo ogni spigolosità, addolcendosi e  liberando così la sua timida e serena dolcezza, dedita a cucire le ferite con tanta precisione e restituire gioia e nuove occasioni ai malati. Perché la sua vita è la sala operatoria, forse desiderata e sognata sin dai primi anni di un’esistenza, segnata e forgiata dall’educazione e dal rigore familiare e dei regimi politici del tempo.

Un Chirurgo diviene un grande medico soltanto quando disciplina, devozione, passione e dolcezza si armonizzano tra di loro. Laura mi ha trasmesso tutto ciò, disposta ad ogni esperienza, sacrificio e sofferenza pur di operare i corpi e le anime dei propri malati.“Chi non ha luce in viso, non diventerà mai una stella” disse William Blake e gli occhi di Laura raccontano, luminosi, il futuro radioso di un Chirurgo, di cui sono certo si sentirà un giorno parlare.

Con affetto.             

Dott. Filippo Tancredi